29 maggio 2011

La differenza tra sentire ed ascoltare e vedere con gli occhi e vedere con la mente. Quello che degli altri non sappiamo oppure : due incontri sorprendenti nel giro di mezzora un venerdì pomeriggio. Sono le 4 e  sono seduta sull'autobus di ritorno dall'Istituto Francese quando un baldo giovane si siede accanto a me. A un certo punto fa una telefonata e si esprime in questa maniera: "Ciao si sono io, sono seduto sull'autobus vicino al Triangolo, devo cambiare una cosa al negozio! Senti ma tu hai le scarpe? Scendi tra 10 minuti. Si dai scendi tra 10 minuti! Ce le hai le scarpe ai piedi?" Insomma questo insisteva a dire che l'interlocutore (in realtà sono quasi sicura che fosse un'interlocutrice) non doveva scendere senza scarpe. Ovviamente c'è da chiedersi : ma perchè? Questa ci usa a uscire in strada cosí? Senza scarpe? Non lo sapremo mai con certezza ma ci sono elementi per crederlo! Chi ha studiato un pò di linguistica ed ermeneutica sa che non diciamo niente a caso, e tantomeno lo ripetiamo! Sembrerà un dettaglio ma io sono 2 giorni che penso a questa conversazione e che cerco una spiegazione logica! Poi scendo dall'autobus ed entro a Netto. Davanti a me, all'ingresso, sta un ragazzo accucciato davanti al banchetto del pane, ostruisce il passaggio, non si sposta. Faccio un po´ per scocciarmi ma poi mi accorgo che è un ragazzo non vedente e che un assistente del negozio lo sta aiutando. Faccio il mio giro e quando vado alla cassa lui è proprio davanti a me. Abbiamo lo stesso zainetto. Io rosa, lui verde. Lui paga e conta il resto. Poi esce, io dietro. Andiamo nella stessa direzione, faccio un paio di passi poi mi volto. Lui cammina, un pó incerto, con il suo bastone bianco. Mi faccio coraggio. Gli chiedo se posso aiutarlo in qualche modo. Lui dice di no, ringrazia. Insisto : sei sicuro? tanto andiamo nella stessa direzione! Allora lui alza il bastone e mi dice :  in questo caso accetto volentieri un passaggio! Mi posso reggere al tuo braccio? Facciamo  200 metri insieme. Lui non vede niente ma sa tutto. I negozi che passiamo, i nomi delle strade. Approfitto per fargli quelle domande che avrei sempre voluto fare ad un non vedente e che non ho mai potuto fare a nessuno. Si, conosco a memoria tutte le strade della città. Si, sono nato qui. Lui mi chiede da dove vengo. E dove sto andando. Vado a scuola. Oh, certo quella scuola lì. Certo che la conosce. Lui conosce tutto e gli indirizzi di tutto. Passato un ristorante mi dice: ecco, sono arrivato, io abito di qua. Mi ringrazia cortesemente, e mi augura una buona giornata. Se ne va, lento lento ma indipendente, per una viuzza alberata. Io continuo per la mia strada. Noi la chiamiamo solo vita. 
Etichette:

2 commenti:

Ciliegia. ha detto...

Privarsi di qualcosa,
per rafforzare il resto.

crimson74 ha detto...

Bella scena :-)