10 settembre 2012

Lui era lí all'improvviso a strusciarsi sulle mie gambe e non sapevo come comportarmi. Era la prima volta. Io non ho confidenza con i gatti. Non ne ho mai avuti e non ci ho mai visto niente di buono. Eppure erano le 11 stasera e stendevo delle lenzuola verdi. Verdi verdi. E mi perdevo nei miei pensieri di tristezza. Nostalgia. Intorno a me poche finestre ancora gialle. Nel nostro piccolo cortile lui era lí. Spuntato da chissà dove. E completamente nero. Silenzioso da manuale. E bisognoso di contatto. Come me. Come mi avesse letto nel pensiero. Si. Sono triste.  E succedono sempre cose che me le ricordo in serate che effettivamente mi devo ricordare. Che a certe cose ci ho pensato troppo e ad altre troppo poco. Tra istinto e ragione. Cuore e passione. Ho combinato qualche guaio ultimamente. Ho trovato scritto sul mio piede mi è tutto indifferente. Citazione. Quante ore del giorno passo sovrappensiero? Quante cose faccio che poi rimuovo? Ma mi dispiace. Non buttiamoci via. Oppure. Fa che non sia colpa mia.
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3 commenti:

Righine ha detto...

Era venuto per strapparti ai tuoi pensieri forse... mi ricorda quella volta in cui anche io, pensierosa perché triste, sedevo in un parco tutta sola quando una foglia mi si è posata su una mano. Come se l'albero mi avesse chiamato. Una scena da film, insomma, o da anime.

Comunque non credo che tutto ti sia indifferente, dato che ci pensi così tanto e così forte... :)

Un abbraccio.

i3/4 ha detto...

Che bella scena... un albero sensibile, come quello di Candy Candy.

Righine ha detto...

Giuro. Stavo per farmi i codini coi fiocchi rossi e infilarmi un vestito a quadretti.