04 dicembre 2010

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L'ultima volta che sono tornata dall'Italia mi sono portata dietro il mio diario segreto di quando ero in seconda media. E' un periodo che penso molto alla vita, in generale e in particolare. Premesso che mi dà molto fastidio rileggermi, tra quelle pagine sto mi sto ritrovando. Mi ero persa e mi sto ritrovando. Chi ero io prima di essere quella che sono oggi? E' proprio vero che verba volant e scripta manent. Molta gente mi chiede perchè mi sono trasferita all'estero e io non so rispondere. Io ho sempre saputo che mi sarei trasferita all'estero. Senza pensarci e con l'incoscienza di quell'età, io avevo già preso la mia decisione alle scuole medie. A 12 anni andavo a scuola, in una scuola piccola piccola. Il lunedì e il venerdì giocavo a pallavolo. Il giovedì a catechismo. I miei genitori lavoravano. Avevano poco tempo. Finivo sempre ad aspettare per ultima davanti al palazzetto dello sport, che qualcuno mi venisse a prendere. Mio nonno se n'era appena andato e in casa mia erano cambiate molte cose. In casa mia c'era tristezza. I miei genitori non si amavano più. Oggi come allora in casa non c'era posto per la comunicazione. A tavola si mangiava in silenzio. Bisognava sentire il telegiornale. Con mio fratello non andavo d'accordo e neanche con mia madre. Lei era sempre arrabbiata. La mia migliore amica si allontanava da me. Mi sentivo brutta nel mio corpo che cambiava. Passavo i pomeriggi chiusa in camera ad ascoltare i Backstreet Boys e a sognare di andarmene via. La sera caricavo la lavastoviglie e guardavo Friends e immaginavo come sarebbe stata la mia vita quando anche io avrei abitato in un appartamento di città con degli amici. A scuola andavo maluccio. Mi piaceva solo francese. Nella nostra scuola di campagna non potevamo nemmeno studiare l'inglese. Nessuno capiva la mia solitudine. Nessuno mi chiedeva mai come stavo. I professori a scuola pensavano che fossi stupida. Dissero che non ero adatta per il liceo. Anche mia nonna me lo disse l'anno dopo. Mi chiese cosa mi fossi messa in mente e perchè volevo andare al liceo. Rileggo queste cose a 26 anni, dall'alto di una vita che sembra riuscirmi e provo una profonda tenerezza per me stessa a quell'età. E comprensione. E perdono. E ammirazione.
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2 commenti:

Ginger ha detto...

Anche io quando mi rileggevo provavo un misto di tristezza e compassione per la bambina che ero.
A volte è dura guardarsi indietro e ricordare di aver sofferto così tanto.

crimson74 ha detto...

...già, a volte a rileggere di come eravamo si ha la misura di come siamo cambiati... e la tenerezza è una reazione più o meno immediata...