Mi hai cavato un occhio e adesso vedo meglio (cit). Mi sono svegliata stamani ed ho pensato alla felicità. Tipo che se la vita fosse una bacheca con tante foto e la felicità fossero delgli adesivi da attaccare a dei momenti scelti. Io sceglierei questi momenti. La prima volta che tornai a casa dopo aver passato 4 mesi da sola a Parigi. E arrivai a casa mia a mezzanotte e avevo fame e mia madre tirò fuori dal forno un pò di pollo avanzato dalla cena. Quel pollo era terribilmente salato, come tutte le cose che fa mia madre. Ma sapeva tremendamente di quella casa che avevo lasciato e quel sapore per me era la felicità. Quella volta l'estate scorsa che mi chiamarono per dirmi che mio padre era in ospedale, probabilmente per infarto. Nei venti minuti fino all'ospedale pensai al peggio. Al peggio del peggio. Entrata in sala d'attesa trovai mio padre in piedi e tranquillo e mi disse che non era stato un infarto. Il viaggio verso casa guidavo io e mi sentico come anestetizzata e le colline erano così gialle e il cielo così celeste e mi sembrava che tutto andasse al rallentatore e che quel giorno fosse il primo giorno di una vita nuova. Quella mattina in barca a vela con mio zio. A qualche kilometro dalla costa, il paese ci appariva come una serie di strisce, prima colorate degli ombrelloni, poi grigia delle case, poi verde delle colline e anche se tutto sembrava calmo, concordammo che quello era un piccolo inferno e che facevamo bene, tutte le mattine, a scappare con il vento. E il vento batteva la vela, e la prua tagliava l'acqua e non c'erano altri rumori a disturbare i nostri pensieri e quella per me era felicità. Un pomeriggio passato a camminare per la campagna a primavera, con qualche amico. Seguendo il percorso che segue l'acqua piovana. Siamo a qualche minuto da casa e pare di stare fuori dal mondo e dal tempo. Un contadino ci vende mele e pere, e si chiede da dove usciamo e noi da dove sia uscito lui. Esistono ancora le formiche, esistono ancora i fiori e le api. Esistono ancora i pomeriggi. E per ultimo le serate in collina. Nel mezzo del nulla. Come si vedono bene le stelle. Come ci fiutano bene le volpi. Le lepri. Come si pensa meglio quando ci si sente così piccoli. E come ci si sente felici quando si è stesi sulla terra fresca.
5 commenti:
Una volta mio padre mi portò al lago. Aveva piovuto molto, e si era formata una specie di costola, una pozza d'acqua di un paio di metri, nascosta tra i cespugli sulla riva. Appena mi avvicinai, tutto ribollì, diventò arancione brillante, un casino, un fragore insensato. Fu una specie di mitragliata, l'acqua vibrò di brutto, gli uccelli scapparono dai rami.
Pensai che qualcosa fosse grandinato nell'acqua,ma, no. Erano pesci rossi. Quel metro quadro di acqua brulicava di pesci rossi. Di ogni forma, dimensione.
Non aveva senso. Non aveva nessun senso. Non sono riuscita a spiegarmelo a distanza di venti anni.
Li presi a mani piene, per quanto fosse sbagliato, li misi in buste di plastica e li portammo a casa.
mentre ero nell'acqua,me li sentivo vibrare tra le dita, e nelle scarpe, e mordere,ho sentito che c'era un dio, che c'era una ragione per tutte le cose. Che c'era un senso.
Bellissimo. Raccontane molte di storie così. Raccontale tutte.
Ma guarda, stai mesi senza scrivere niente, solo frasi criptiche o poco più e poi te ne esci con un post così bello e "compiuto". Allora se vuoi...puoi!
Credo tu abbia un modo di percepire spazi, suoni e momenti molto simile al mio. Una miscela di quei normali 5 sensi...ma mischiati in un'altra maniera.
@Guasta : Grazie! E' questione di ispirazione. Come noterai non sempre scrivo cose cosi´ nobili!
Posta un commento