18 febbraio 2013


Pomeriggi in bianco e nero ed erba bagnata da piogge non identificate. Poca benzina e i soliti stronzi per andare a vedere cosa c’è lì dove par che si dica non ci sia niente da vedere. Ma c’è sempre qualcosa. Da trovare. La consuetudine infallibile per cui se vedi un numero di cipressi compresi tra due e infinito là c’è per forza un cimitero. I Bar Roma. I Bar Sport. I Bar Centrale dell’occasione.  Vuoti per caso  o vuoti perchè sempre vuoti. Fuori pende ancora il simbolo del telefono pubblico. Quanto costerà uno di quelli tra un paio d’anni al mercatino delle cose perdute a giammai? Tra i tanti pensieri il seguente: spero che prendano fuoco all’unisono e per sempre tutti  gli Starbucks del mondo. E con esso i Baresso, i Caffè Nero e le varie Brioche Dorée. Una casa sincera con i cavolfiori in cortile. Belli belli bellissimi i commenti dall’abitacolo. Seduto dietro c’era Al Pacino. O per lo meno uno con la barba uguale. E tutt’intorno a noi l’apatia e il silenzio di una provincia sofferente. Agonizzante. Tra un paio di giornate di campionato dovrebbe tornare il primo vere. Modesta al solito. Coi fiori gialli dei campi di rape. L’asfalto coi buchi. Le colline rese mostruose dagli impianti fotovoltaici. Gli impianti fotovoltaici resi mostruosi dale colline. Gli stagni ancora usati per l'irrigazione. I cavalli che scappano. Quelli che vanno a riprendere i cavalli che scappano. Gli avvisi ai cittadini. Gli eventi passati. I giallo o lampeggiante. Vasco Brondi. Tu a parole e noi a fatti.
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3 commenti:

nova ha detto...

La sottile linea mbossa tra il degrado urbano vero e il degrado urbano/poetico.

danske ha detto...

chiara e limpida. come un film di Bunuel
O_o

Patalice ha detto...

ed una canzone di bob dylan, che nemmeno mi piace, mi viene in mente leggendo il tuo post.
che però mi piace.